SOTTOSOPRA al Phygital Sustainability Expo, Roma: verso la prima Green Fashion Week italiana
La Sustainable Fashion Innovation Society è la prima piattaforma di moda ecosostenibile in Europa, con il compito di accompagnare le aziende nel percorso di transizione ecologica. Phygital Sustainability Expo è l’evento che la piattaforma promuove, giunto alla terza edizione, l’11 e 12 luglio 2022 presso il complesso archeologico dei Mercati di Traiano a Roma. «Aiutiamo le aziende nella transizione sostenibile da prima che ci fosse un ministero per la transizione ecologica. Sappiamo che l’industria della moda è tuttora il settore più inquinante dopo quello petrolifero», spiega Valeria Mangani, fondatrice e presidentessa della Sustainable Fashion Innovation Society. «Per troppo tempo è stato lasciato uno spazio vuoto su questo tema nel sistema: prima di noi, non c’era un organo o un’agenzia che se ne occupasse seriamente».
La Sustainable Fashion Innovation Society è stata promotrice della prima Mozione Parlamentare in Italia a sostegno della transizione ecologica e digitale nel settore della moda, discussa l’8 Marzo alla Camera dei Deputati: «Il fatturato di questo settore supera gli 80 miliardi di euro annui. La filiera della moda rappresenta uno dei primi asset dell’industria italiana, con l’8,5% del volume di affari complessivo e il 12,5% dell’occupazione dell’industria manifatturiera».
Le iniziative del governo per incentivare il processo di trasformazione ecologica della moda
Aggiunge Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera dei deputati: «Abbiamo iniziato a confrontarci sulle opportunità date dall’uso di materiali naturali, dallo smaltimento di tutto ciò che è inquinante, la sua raccolta e il tentativo di rinunciare all’uso di quelle materie prime che invece risultano più difficilmente smaltibili e meno in sintonia con il principio di un’economia circolare. L’Europa ci dice che dobbiamo adattare i nostri usi e i nostri costumi secondo il principio dell’economia circolare: presto o tardi il pianeta non avrà più materie prime disponibili per poter garantire il ciclo dei consumi. Per questo siamo arrivati a definire gli impegni indirizzati al governo per agevolare questo processo di trasformazione in senso ecologico della moda»...
«L’impegno è anche sul fronte degli incentivi di natura fiscale: fare petizioni non adeguatamente sostenute da impegni fiscali sarebbe un atto ipocrita. Successivamente, supporto finanziario alla creazione di una rete nazionale adeguata per la cessione di cibo dagli scarti di lavorazione e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile. Poi, politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere, attraverso il coordinamento di sistemi di tracciabilità basati sulla identificazione a radiofrequenza e l’etichettatura, oltre che lo sfruttamento delle tecnologie e degli strumenti della blockchain».
Gli effetti sulla salute derivanti dalla combustione dei tessili
«Occorre inoltre un supporto finanziario alla creazione e al potenziamento di impianti pubblici per il trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione derivanti dai cicli di nobilitazione tessile, con l’introduzione delle tecnologie per l’abbattimento dei carichi inquinanti: questo può sembrare un dato quasi superfluo, ma è necessario ricordare che parte di questi scarti nocivi finiscono nella filiera alimentare e quindi poi vengono ingeriti dal nostro organismo, con tutte le conseguenze del caso». Antonio Giordano, presidente del comitato scientifico della Sustainable Fashion Innovation Society e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine del Temple Institute di Philadelphia, ha dedicato parte dei suoi studi agli effetti sulla salute derivanti dalla combustione dei tessili.
Fondi europei per innovazione creativa in ambito economia circolare
«Nel 2002 a San Francisco è iniziato un esperimento chiamato Zero Waste. Già nel 2012 la città riciclava l’80% dei suoi rifiuti. L’obiettivo è quello di arrivare al 100% di capacità di recupero di ciò che si consuma, immaginando che il rifiuto non sia uno scarto, ma materia prima. Due secoli fa non avere una coscienza ambientale ed ecologica poteva essere comprensibile, oggi è da irresponsabili» spiega il vicepresidente della Camera. «In ambito europeo, ci stiamo muovendo per l’attivazione di uno stanziamento di fondi a sostegno di iniziative all’innovazione creativa, nel settore tessile, per la creazione di campionari privi di fibre sintetiche e di poliestere contenerti, contenenti almeno il 30% di materiale riciclato e rispettosi dei principi di economia circolare nei limiti della normativa sugli aiuti di Stato con contributi a fondo perduto».
«Fino ad alcuni decenni fa vi era uno squilibrio nel pianeta, rappresentato dal fatto che un terzo della popolazione viveva nell’opulenza e gli altri due terzi invece nella miseria: questi due terzi oggi si stanno evolvendo, ma il ritmo di crescita e di conseguenza di prodotto interno lordo a cui ci ha abituati la Cina, per esempio, è un ritmo insostenibile per il pianeta. Penso anche agli Stati Uniti, tra i più grandi inquinatori del pianeta da un punto di vista dell’emissione di anidride carbonica, insieme alla Cina. Insieme oltrepassano la metà della capacità di inquinamento dell’atmosfera. In Europa stiamo cercando di dare il buon esempio, ma è necessario essere consapevoli che ogni contesto internazionale in cui si è discusso del tema dell’economia circolare e dell’abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera non ha visto la sottoscrizione di Cina e Stati Uniti d’America, perché quelle che sono le esigenze di produzione sono state giudicate più importanti della salute umana del pianeta.
Stralcio da www.lampoon.it /articolo/ 22/07/2022.